top of page
Logo studio bothias in arancio

Le Foreste Tropicali

Un viaggio nel cuore del bioma più ricco e affascinante del pianeta

Approfondisci le caratteristiche uniche delle foreste tropicali, la loro distribuzione geografica e l'importanza nella conservazione della biodiversità e nella regolazione del clima.

pexels-erick-arce-3617574-16322441.jpg
pexels-jerseypics-674318.jpg
1417053ca4f62c91d08f4257924ab8f6.jpg
pexels-kulvinder-mahi-231598643-12115839.jpg
medium_Philodendron_Billietiae_3_min_229536d104.webp

Un viaggio nel cuore del bioma più ricco e affascinante del pianeta


La foresta tropicale costituisce il bioma (Un bioma è un'ampia porzione di biosfera, individuata e classificata in base al tipo di vegetazione dominante, se terrestre, o alla fauna prevalente, se acquatica) più diffuso sulla terra, pari a circa il 30% della superficie globale.


Un'inestimabile patrimonio di biodiversità, avendo la maggior densità di piante e animali al mondo.


La sua conformazione con alberi superiori, liane e viti nel mezzo, e alberi e piante nel sottobosco, fa si che per ogni strato di altitudine si formi una nicchia ecologica molto precisa. 


Questo fa si che le tante biodiversità sono circoscritte in territori specifici.

Con alto tasso di piante e animali endemici, motivo per cui queste foreste sono fragili, in precario equilibrio.


Molto spesso si sente dire che l'Amazzonia è il polmone verde del mondo, e produce ossigeno, ma non è quello l'aspetto più importante, l'aspetto più importante è quello di produrre il clima del pianeta.


Il vantaggio per l'equilibrio del mondo, è che queste foreste consentono di rimettere in ciclo i nutrienti minerali, fissano l'anidride carbonica,  forniscono acqua e ossigeno (il 20% dell'acqua dolce si trova nelle foreste) per gli esseri viventi.


Rilasciano e conservano il carbonio, che mantiene la temperatura stabile mitigando il surriscaldamento globale.

Inoltre le foreste controllano l'erosione del suolo ed hanno un controllo sullo sviluppo di parassiti e elementi patogeni. E' una risorsa per le popolazioni indigene che ci vivono, le quali custodiscono la storia e la cultura di queste foreste

"David Attenborough | Kingdom of Plants: Life in the Wet Zone"

Il video "David Attenborough | Kingdom of Plants: Life in the Wet Zone" esplora la straordinaria biodiversità delle piante nelle zone umide, con un focus particolare sulle ninfee all'interno della Palm House, una serra che riproduce un ambiente pluviale globale. Attraverso immagini affascinanti, il documentario illustra come i fiori abbiano iniziato il loro percorso evolutivo circa 140 milioni di anni fa, adattandosi a condizioni climatiche estreme e sviluppando strategie uniche per la sopravvivenza.

Il termine "foresta pluviale" coniato dal botanico tedesco  Andreas Franz Wilhelm Schimper è di fatto una generalizzazione. Coniato per condizioni di umidità costante oltre l'80% ed una piovosità abbondante distribuita in tutto l'anno.

Si trova sulla fascia equatoriale, e le temperatura di aggira tutto l'anno dai 22° ai 36°.


Le foreste solitamente e per comodità si suddividono per altitudine, dalle foreste di pianura a quelle di montagna.

Questo è molto utile conoscere per le nostre piante da interno. Le orchidee infatti essendo spesso endemiche, per coltivarle in casa hanno bisogno di una cura ambientale precisa.

Le foreste tropicali di pianura


Le foreste tropicali di pianura del bacino amazzonico sono le più vaste, e le più sfruttate per evidenti motivi di facilità di accesso.


L'altezza degli alberi raggiungono altezze comprese da 70 a 45 mt per la chioma, sono alberi a crescita rapida e i primi anni concentrano tutte le energie in crescita verticale, con pochissimi rami sotto i 40 mt.

Possiamo definire due tipi di foresta di pianura.


Le foreste tropicali delle mangrovie si trovano sulle coste salate, ricche di limo, ed hanno le radici immerse nell'acqua per gran parte dell'anno.


Poi ci sono e foreste alluvionali detta anche Igapò che si collocano nelle aree adiacenti a fiumi. Per 4 o 5 mesi all'anno esondano e creano questo tipo di foreste.

Ward nella sua serra  aprepare casse
Terrarium di varie dimensioni

Le foreste tropicali coprono solo il 6% della superficie terrestre, ma ospitano oltre il 50% di tutte le specie viventi?
Questi ecosistemi sono i più ricchi di biodiversità al mondo: in pochi ettari si possono trovare più specie di alberi che in tutta l'Europa.

Le foreste tropicali di montagna


Nelle foreste tropicali di montagna gli alberi sono più bassi per via di un diverso clima più freddo, presenza di venti, precipitazioni irregolari e terreno meno ricco di sostanze nutrienti.


E' in queste foreste tropicali che abbiamo la maggior parte di orchidee e piante epifite (orchidee, felci, muchi licheni, e piante epatiche) che aiutano a produrre sostanza nutritive da disciogliere nel terreno.


Le foreste di montagna sono molto importanti perchè contengono l'erosione del suolo. Evitando inondazioni che non permetterebbero alla pianura di sopravvivere.

Per semplificazione possiamo dividere in 4 tipologie di foreste, ma è del tutto esemplificativo. La sola Costa Rica detiene una decina di habitat forestali differenti.


Le foreste tropicali secche


Le foreste tropicali secche, che potrebbe sembrare un ossimoro, in realtà la particolarità è che ci sono precipitazioni concentrate in brevi periodi.

Con conseguente siccità per diversi mesi. La foresta asciutta di pianura , è formata da due strati di vegetazione. La parte alta è formata da alberi che raggiungono i 30 mt e rimane come copertura di foglie. Le piante del sottobosco non superano i 10 mt. La particolarità di questa foresta è che le foglie degli alberi sono decidue. In questo modo sopperiscono alla mancanza di acqua, e disperdono meno acqua possibile.


La volta forestale spogliata permette alla luce solare di penetrare fino al suolo, rendendo ricco e folto il sottobosco. La presenza di luce, fa si che anche molte piante epifite come orchidee, bromeliacee, felci e rhipsalis che sono resistenti alla siccità possano prosperare in questa foresta

diverse tipologie di terrarium
Terrari moderni a forma di case

Le foreste umide


Le foreste umide, hanno precipitazioni più’ elevate, in media 3-4000 mm, e temperature superiori a 24° per tutto l'anno sotto i 1000 mt. La vegetazione è caratterizzata sia piante decidue che sempreverdi. Le alberature raggiungono i 35 m. ed essendo anch'essa semi decidua, è costituita da un sottobosco abbastanza folto. La densità per ettaro si aggira dalle 50 alle oltre 100 specie arboree. La maggior parte sono endemiche e vivono esclusivamente in determinati luoghi.

E' la foresta tropicale per eccellenza, con precipitazioni sopra i 10000 mm durante l'anno. 

screenshot80
piccola-serra-portatile-wardian-case
035bd20a5beeb360ba6e684193349b51-old-london-east-london
green-ferns-old-wall-13073015
ward4book
wardindrev
begonia-1

La Stratificazione della Vegetazione


Una caratteristica unica delle foreste tropicali è la loro stratificazione verticale:


Chioma superiore: Alberi che raggiungono i 70 metri, creando un tetto che filtra la luce.


Strato intermedio: Liane, viti e piccoli alberi che si adattano a una luce moderata.


Sottobosco: Un ambiente umido e ombreggiato, ideale per muschi, felci e piante epifite.Ogni strato è un ecosistema a sé, abitato da specie altamente specializzate. Ad esempio, alcune scimmie vivono esclusivamente nella chioma, mentre rane velenose prosperano nel sottobosco.


Curiosità: La luce solare che raggiunge il suolo della foresta è inferiore al 2%, rendendo il sottobosco un luogo buio dove crescono solo piante capaci di sopravvivere con poca luce.

condesation.webp
Acherontia_atropos

"Lo sapevi che le foreste tropicali ospitano oltre il 70% delle specie animali e vegetali della Terra, pur coprendo solo il 6% della superficie terrestre?"

Il ruolo fondamentale nelle precipitazioni


Un altro aspetto cruciale è la capacità delle foreste tropicali di produrre precipitazioni. Gli alberi assorbono acqua dal terreno e, attraverso un processo chiamato traspirazione, la rilasciano nell'atmosfera sotto forma di vapore acqueo. Questo processo forma nuvole che, a loro volta, generano piogge.


Se le foreste venissero eliminate, l'acqua non sarebbe più trattenuta dagli alberi e finirebbe dispersa per evaporazione, dilavamento o nei mari. 


Questo porterebbe a:

  • Riduzione delle precipitazioni nelle aree tropicali.

  • Aumento delle temperature globali a causa della mancanza di umidità atmosferica.

  • Perdita di risorse idriche dolci, essenziali per la sopravvivenza umana e animale.


Un ciclo vitale interrotto


La deforestazione non è solo un problema locale. Quando le foreste tropicali vengono abbattute, il ciclo dell'acqua viene compromesso, influenzando il clima non solo nelle aree circostanti ma anche a livello globale. Le foreste tropicali sono responsabili di una percentuale significativa delle precipitazioni che ricadono su altre regioni del pianeta, sostenendo così gli ecosistemi e l’agricoltura anche a migliaia di chilometri di distanza.


Un fragile equilibrio


La complessità delle foreste tropicali è straordinaria. La loro capacità di fissare carbonio, creare precipitazioni, e regolare la temperaturale rende un sistema ecologico indispensabile per la Terra. Tuttavia, l’aumento della deforestazione minaccia di spezzare questo fragile equilibrio, con conseguenze devastanti per l'intero pianeta.


Salvaguardare le foreste tropicali significa preservare il nostro futuro: ogni albero è un tassello di un ecosistema che regola il clima e fornisce vita a miliardi di esseri viventi.

Serre di Ward in un orto botanico in Kenia

Le foreste umide


Le foreste umide, hanno precipitazioni più’ elevate, in media 3-4000 mm, e temperature superiori a 24° per tutto l'anno sotto i 1000 mt. La vegetazione è caratterizzata sia piante decidue che sempreverdi. Le alberature raggiungono i 35 m. ed essendo anch'essa semi decidua, è costituita da un sottobosco abbastanza folto. La densità per ettaro si aggira dalle 50 alle oltre 100 specie arboree. La maggior parte sono endemiche e vivono esclusivamente in determinati luoghi.

E' la foresta tropicale per eccellenza, con precipitazioni sopra i 10000 mm durante l'anno. 

Il Cristal Palace della prima esposizione universale, dall'interno

Illustrazione serra di Ward in una casa
Serra di Ward in stile vittoriano
Tre tipologie di serre in un illustrazione
disegno di un prototipo di serra di Ward

Cosa rende una pianta “da sottobosco”?

 

Stabilire con precisione cosa definisce una pianta da sottobosco richiede un criterio funzionale. Non basta sapere dove cresce, ma come vive. Un elemento chiave è il fatto che l’intero ciclo di vita della pianta avvenga sotto i 2–3 metri di altezza, incluse le fasi di fioritura e riproduzione.

 

Ad esempio, una palma che fiorisce a 1 metroe cresce fino a 8 metri può ancora essere considerata una specie del sottobosco, poiché la sua sessualità si manifesta vicino al suolo, anche se poi può raggiungere dimensioni maggiori.

 

Un caso emblematico è quello delle ninfee tropicali. Nei ruscelli ombrosi del sottobosco, alcune specie si propagano vegetativamente attraverso stoloni, formando tappeti densiperfettamente adattati al microclima forestale. Tuttavia, in queste condizioni, non sviluppano foglie galleggianti né fiori: rimangono in una forma “vegetativa permanente”, stabile ma non riproduttiva.

 

Solo quando crescono in zone più luminose, come stagni o corsi d’acqua aperti, le stesse piante possono espandersi, produrre grandi foglie galleggianti e fioriture sessuate. Questo dimostra che una stessa specie può esistere in due stati stabili, uno adattato all’ombra e l’altro alla luce. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, le piante da sottobosco completano l’intero ciclo vitale nella penombra, senza mai uscire da essa.

 

In questo senso, essere “da sottobosco” non è una condizione momentanea, ma un modo di esistere definito ecologicamente e morfologicamente, modellato dalla luce, dall’umidità, dalla struttura del terreno e dalla pazienza di adattarsi all’attesa.

screenshot80
piccola-serra-portatile-wardian-case
035bd20a5beeb360ba6e684193349b51-old-london-east-london
green-ferns-old-wall-13073015
ward4book
wardindrev
begonia-1

🌿 Erbe o arbusti? Una differenza sottile (e spesso invisibile)

Nel contesto del sottobosco tropicale, la distinzione tra erba e arbusto non è affatto semplice. L’unico vero criterio discriminante è anatomico, e riguarda la lignificazione del fusto: ovvero la produzione e il deposito di lignina, una sostanza che conferisce rigidità e resistenza meccanica alle pareti cellulari.

Negli arbusti, la lignina si organizza in fibre, aiuole o anelli continui di tessuto legnoso, rendendo il fusto solido e capace di resistere al vento o al peso proprio. Ma nel sottobosco, dove l’aria è immobile e il vento è pressoché assente, anche una pianta alta diversi metri può restare eretta senza lignificazione, semplicemente grazie al turgore idrico dei tessuti. L’acqua che riempie le cellule fornisce la rigidità necessaria per mantenere la posizione verticale.

Per questo motivo, nel sottobosco la distinzione tra erba e arbusto tende a sfumare, e spesso non ha grande valore funzionale. In un ambiente dove il problema meccanico è minimo, non servono tessuti legnosi per reggersi, e la selezione evolutiva ha privilegiato strutture leggere, modulari e facilmente rinnovabili.

Ward nella sua serra  aprepare casse

🌿 Lo sapevi che…

 

Le foreste tropicali generano parte della loro stessa pioggia?
Attraverso la traspirazione, le piante rilasciano grandi quantità di vapore acqueo nell’atmosfera. Questo contribuisce a formare nuvole e piogge locali, creando un ciclo idrico interno che mantiene l’umidità anche durante le pause tra un temporale e l’altro.

Il rinnovo del fogliame: efficienza, non espansione

 

Una delle caratteristiche più peculiari delle piante da sottobosco è la loro strategia fogliare conservativa: per ogni foglia nuova che compare, una foglia vecchia cade. Il bilancio rimane stabile, e l’area fotosintetica della pianta non aumenta, ma si rinnova costantemente.

Questa strategia è l’opposto di quella degli alberi della chioma, che durante la loro vita aumentano progressivamente la superficie fogliare grazie alla crescita secondaria del fusto (attività cambiale) e alla formazione continua di nuovi rami. Nei grandi alberi, l’accrescimento fogliare è massimo nella fase giovanile, mentre invecchiando si riduce e viene compensato da una “potatura naturale”: la perdita dei rami più vecchi supera la nascita di nuovi.

 

Nel sottobosco, invece, la mancanza di lignificazione impedisce l’ispessimento dei fusti e la formazione di rami secondari. Tuttavia, alcune specie hanno trovato soluzioni alternative: diventano rampicanti o striscianti, e sviluppano nuove radici vicino alle foglie emergenti, garantendo a ogni segmento di fusto l’accesso indipendente a risorse idriche e minerali.

In pratica, ogni tratto di fusto diventa un individuo autosufficiente. Anche in caso di rottura del fusto principale, le parti staccate continuano a vivere e crescere autonomamente. È un modello vegetale decentralizzato, modulare, resiliente.

Eternamente giovani: la longevità senza tronco

 

Alcune piante del sottobosco adottano una strategia ancora più estrema: si rinnovano dalla base all’infinito, emettendo continuamente nuovi fusti. Ogni nuovo getto mette radici proprie, diventando parzialmente o totalmente indipendente. Il risultato è una pianta cespugliosa, in perenne stato di rinnovamento.

Questa modalità vegetativa le rende, almeno teoricamente, potenzialmente immortali: non esiste un singolo “tronco” la cui morte determina la fine della pianta, come accade invece per un albero.

 

A differenza di una sequoia che può vivere anche 4.000 anni ma che ha un ciclo vitale lineare, queste piante funzionano per cloni successivi, rigenerandosi continuamente, senza invecchiare.

La loro scomparsa avviene solo in seguito a cambiamenti ambientali drammatici, su scala climatica o geologica: lunghi periodi di siccità, trasformazione dell’ecosistema (es. da foresta umida a foresta decidua, o da foresta a savana), eventi eccezionali come incendi o disboscamenti massicci.

 

Questo tipo di adattamento ci mostra che nel sottobosco non vince chi cresce di più, ma chi rimane adattabile, flessibile, rigenerabile. È la longevità come resistenza, non come grandezza.

Cosa rappresentano le piante del sottobosco? Dimensioni, densità e dinamiche ecologiche

Contrasto tra chioma e sottobosco: uniformità contro diversità

Se confrontiamo lo strato della chioma degli alberi più alti con quello delle piante del sottobosco, il divario in termini di variabilità morfologica è impressionante. Nella chioma, le dimensioni delle corone sono relativamente omogenee: si va dai 5 ai 10 metri di diametro, fino ai 20 metri per specie giganti come le Mimosaceae, indipendentemente dal microambiente.

Nel sottobosco, invece, regna la diversità estrema. Le piante si adattano a pendii, pareti inclinate, tronchi caduti, rocce, anfratti, dando vita a una variabilità morfologica notevole, legata più al substrato e all’umidità che alla specie.

Anche in termini di densità, il confronto è eloquente.

 

In una porzione di 1000 m² di foresta tropicale:

  • Si possono trovare 5–7 alberi con diametro >40 cm

  • Circa 50 alberi con diametro di 10 cm

  • E fino a 250 piccoli alberi

 

Nel sottobosco, invece, non esiste una regolarità simile. In zone favorevoli (come versanti umidi), si possono contare anche 3000–4000 individui per 1000 m². In altri casi, un solo individuo può ricoprire da solo 10 m², estendendosi vegetativamente. Le densità più elevate si registrano nei pressi di alberi giovani, che lasciano filtrare più luce.

 

Densità estrema e movimento fogliare: le reofite

Esistono biotopi dove la densità vegetale raggiunge limiti estremi, come nei corsi d’acqua con forte corrente. Qui crescono le piante reofite, capaci di vivere in ambienti saturi di umidità e soggetti a flussi d’acqua continui.

In questi ambienti, si possono registrare fino a 500 individui per metro quadro. Le foglie, immerse nell’acqua o mosse dalla corrente, si espongono in modo dinamico alla luce, aumentando di fatto la superficie fotosintetica effettiva rispetto a quella proiettata al suolo. Questo movimento continuo permette a queste specie di raggiungere altissimi livelli di produttività per superficie occupata.

Terrarium di varie dimensioni

Terrari moderni a forma di case
diverse tipologie di terrarium

Il viaggio nella giungla continua...

C’è un argomento che vorresti approfondire?

Hai una curiosità botanica, una pianta che ti affascina o un tema che ti piacerebbe leggere sul nostro blog?
Scrivilo qui sotto: ci piacerebbe raccogliere le tue idee e trasformarle in contenuti ispirati alle tue passioni.

Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere in anteprima gli articoli del blog, scoprire i nostri eventi esclusivi e rimanere aggiornato sulle ultime novità del mondo botanico.

Thanks for submitting!

bottom of page